Cinema

E' MORTO TULLIO KEZICH

E' MORTO TULLIO KEZICH

Una vita segnata dalla passione per lo spettacolo: il cinema, soprattutto, ma anche il palcoscenico. E’ morto oggi a Roma lo scrittore, autore teatrale e critico cinematografico Tullio Kezich, che il prossimo 17 settembre avrebbe compiuto 81 anni. Era nato, infatti, a Trieste, nel 1928. Kezich era malato da tempo. Già da giovanissimo sviluppa l’amore per la settima arte. Le sue prime collaborazioni con riviste di cinema risalgono al 1941, quando, ancora adolescente, intrattiene una fitta corrispondenza come lettore con alcune riviste di cinema. L’esordio da giornalista avviene invece il 2 agosto 1946, come recensore per l’emittente radiofonica Radio Trieste, per cui seguirà per anni, a partire dal secondo dopoguerra, la Mostra del Cinema di Venezia. Nel 1950 inizia la collaborazione con la rivista Sipario, di cui sarà direttore dal 1971 al 1974. Nel corso della sua carriera ha collaborato con il settimanale Panorama, con Reppubblica e Il Corriere della Sera. Nel 1961 partecipa alla lavorazione de Il posto, di Ermanno Olmi, con il quale fonda la casa di produzione cinematografica “22 dicembre”, che dirige artisticamente fino alla cessazione dell’attività nel 1965, producendo film quali I basilischi, di Lina Wertmuller, e L’età del ferro, di Roberto Rossellini. Alla fine degli anni Sessanta, Kezich lavora presso la direzione generale della Rai, in viale Mazzini: risale a quel periodo la messa in onda, da parte del servizio pubblico, del popolare sceneggiato televisivo Sandokan. In veste di sceneggiatore, Kezich ha partecipato alla stesura degli adattamenti di numerose pellicole cinematografiche, tra cui La leggenda del santo bevitore, di Ermanno Olmi, Leone d’Oro a Venezia. Numerose le sue incursioni nel mondo del teatro, altra sua grande passione: ricordiamo l’adattamento de La coscienza di Zeno, del suo concittadino Italo Svevo; e quello de Il fu Mattia Pascal, di Pirandello. Per volontà dello stesso Kezich non ci saranno funerali e la salma verrà cremata. Ha collaborato Silvia Marchetti Fonti: La Stampa, Repubblica